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      • Ferrari perde Newey: presunzione di una dirigenza mediocre


        Il futuro di Newey sembra ormai deciso: lontano da Ferrari, il geniale progettista britannico unirà le proprie sorti professionali con il team Aston Martin, contribuendo all’ambizioso progetto che mira a portare le monoposto british racing green ai vertici del mondo della F1. Gli ingenti investimenti della cordata di imprenditori guidata da Lawrence Stroll sono tangibili: rifacimento della sede di Silverstone, la realizzazione di una galleria del vento all’avanguardia, e l’accordo esclusivo con Honda a partire dalla stagione 2026, solo alcune delle pietre miliari di questo piano.

        L’imprenditore canadese non cerca semplicemente visibilità, ma punta a lasciare un’impronta indelebile nella storia della F1. Negli ultimi anni è stato poco enfatizzato il rafforzamento del team, che per ora sembra aver raggiunto il culmine con l’ingaggio di Newey, ingegnere le cui monoposto hanno conquistato quasi tante vittorie quante la Scuderia Ferrari (215 contro i 243 successi del Cavallino Rampante). Dopo un lungo corteggiamento da parte della storica scuderia italiana, Adrian è stato infine sedotto dai piani a medio-lungo termine di Aston Martin.

        Certamente, il team inglese, nato dalle ceneri della Jordan, sta costruendo una squadra di altissimo livello. Dal 1° ottobre, Andy Cowell, ex capo dei motori di Mercedes HPP, assumerà il ruolo di CEO, sostituendo Martin Whitmarsh. Recentemente, anche Enrico Cardile, che all’inizio dell’anno era stato nominato direttore tecnico della Ferrari, ha ceduto alle lusinghe della scuderia britannica. Non va dimenticata la presenza di Luca Furbatto che, in qualità di direttore dell’ingegneria, si interfaccia con il team principal e il direttore tecnico, coordinando le attività di diversi dipartimenti e strutture di collaudo

        In sintesi, Aston Martin sta assemblando un team di lavoro di altissimo profilo, pronto a competere ai massimi livelli della F1. Oltre all’ingaggio faraonico, Adrian Newey potrà continuare a lavorare nella sua comfort zone e mantenere l’autonomia e il potere decisionale che hanno caratterizzato la sua esperienza in Red Bull. Consapevole delle sue capacità e del valore aggiunto che ha sempre apportato nelle squadre in cui ha lavorato, l’ingegnere classe ’58 ha sempre desiderato avere voce in capitolo anche su questioni non strettamente tecniche.

        Questo desiderio di essere centrale nel progetto sportivo delle scuderie è noto fin dai tempi della Williams.
        La Ferrari, per l’ennesima volta in quasi quattro decenni, ha tentato di ingaggiare il talento assoluto dell’aerodinamica e questa volta sembrava che il matrimonio potesse finalmente realizzarsi. Il fattore economico è stato in parte un ostacolo, ma secondo le ricostruzioni, la trattativa si è arenata a causa delle deleghe richieste dall’ingegnere inglese. Newey avrebbe infatti preteso una sorta di potere decisionale riguardo l’ingaggio di nuovi tecnici e partner tecnologici, mansioni che Vasseur ha ritenuto eccessive e parte del suo ambito decisionale

        Il motivo è semplice: accettare le volontà di Adrian lo avrebbero messo al centro di un ruolo per molte cose più importante di quello dello stesso Vasseur. Nonostante ci potessero essere margini per raggiungere un accordo, sembra che il team principal della Ferrari, al secolo il sempre ilare Fred, non abbia gradito le richieste del “deus ex machina” del design. A riprova di ciò, da un certo momento in poi, le dichiarazioni del francese riguardo il possibile arrivo di Newey sono diventate più vaghe, enfatizzando l’importanza del gruppo piuttosto che le abilità del singolo.

        F1, Ferrari non trae lezioni dal passato

        Parlando sempre al condizionale, in quanto la verità assoluta potrebbe essere sensibilmente diversa da quella che si può raccontare in questi giorni estive, il manager di Draveil che si è irrigidito a fronte delle richieste di Adrian Newey ritenute inaccettabili, forse, dovrebbe fare un bel ripasso della storia del Cavallino Rampante. Quando a metà degli anni novanta la rossa navigava in acque tempestose (un eufemismo, nda) Gianni Agnelli attraverso Luca di Montezemolo diedero le chiavi del team a un pilota di nome Michael Schumacher e senza risentimento esaudirono tutte le sue richieste:


        l’ingaggio di Ross Brawn

        l’ingaggio di di Rory Byrne

        l’ingaggio di Nigel Stepney

        Veto sulla seconda guida dal primo momento in cui ha messo piede a Maranello

        Ha legato la sua permanenza in Ferrari a quella di Todt (parandogli il sedere) nel periodo in cui tutti volevano lo scalpo del team principal francese a metà del 1996

        Ha perfino preteso modifiche al layout di Fiorano

        La lista è un riepilogo approssimativo di quanto desiderato dal campione di Kerpen. Allora, la Ferrari si chinò al volere del suo “genio” al volante; oggi, con una presunzione spocchiosa, rispedisce al mittente le richieste del “genio” della progettazione, basandosi su nient’altro che il nulla. Quando la rossa ingaggiò il “PILOTA” di punta non vinceva da 17 anni, esattamente come ora. Per questo una semplice domanda sorge spontanea: su quali certezze si sta costruendo il futuro del Cavallino Rampante in F1? C’è poi un altro quesito che sui lega a tale riflessione.

        C’è davvero qualcuno così folle da credere che Lewis Hamilton possa vincere un titolo con una monoposto dalle prestazioni simili alla SF-24? Forse ci crede solo John Elkann, ma nonostante la mancanza di titoli iridati, Vasseur deve avere assolutamente un piano “B”. Altrimenti, negare a Newey la visibilità di cui probabilmente già godeva in Red Bull è un atto di presunzione che potrebbe condannare la Ferrari a ulteriori anni di umiliazioni sportive. Certo, McLaren e Mercedes stanno dimostrando che si può uscire dalle sabbie mobili della mediocrità.


        Si può fare senza il bisogno di un mago della progettazione, e in passato altri team, Ferrari compresa, hanno dominato nonostante Newey operasse in F1. Tuttavia, è importante sottolineare che quanto scritto si basa su voci trapelate in questi giorni; solo i diretti interessati possono fornire certezze sul presunto dietrofront nell’operazione Ferrari–Newey. È possibile che l’ingegnere inglese abbia scelto la comfort zone di casa e un lauto ingaggio, nonostante Aston Martin non possa essere minimamente paragonata alla storica scuderia Ferrari in termini di prestigio.

        Tuttavia c’è una sensazione che in questi giorni aleggia nell’ambiente, perché pare proprio che Ferrari, almeno da quanto si capisce, non abbia alcun piano “B” e che il treno Newey doveva essere preso a qualsiasi costo. Forse è prevalsa la supponenza di chi ha sopravvalutato le proprie capacità. Il più grande dei team principal della Ferrari, anch’egli francese, quando arrivò il genio del volante fece due passi indietro senza esitazione. Stiamo ovviamente parlando del transalpino Jean Todt. Questa volta invece, parlando di Vasseur, sembra aver prevalso la presunzione.



        LEGGETELO TUTTO È INTERESSANTE
        DEL SITO FUNOANALISITECNICA DI ROBERTO CECERE
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        E se lo dico io....

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        • Santa mediocrità ma come non si può non avere un pizzico di voglia di rivincita. Ma dobbiamo sempre 'sperare' nella buona sorte o nelle promesse di vittoria senza pianificare al massimo della perfezione un progetto vincente da qui a tre anni?
          Con questi uomini saremo sempre la terza o quarta forza di questo sport
          Luigi detto Igino da Brescia

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          • Fieri di essere mediocri. Quando l'ambizione brucia...

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            • Questa merita un Oscar
              Roma, su Bentley e Ferrari con targhe contraffatte: chi è la «principessa» Martinez denunciata per oltre 600 violazioni alla Ztl


              Fermata a bordo di un'auto di lusso dai vigili è scattata l'indagine che ha portato al sequestro di due auto, sanzioni per 2.600 euro e una denuncia per truffa

              Avanti e indietro dalla Ztl, a bordo di Bentley e Ferrari, pur senza essere in possesso del regolare permesso di circolazione per il centro storico. In barba agli «occhi elettronici», perché tanto le targhe delle sue auto di lusso erano contraffatte: radiate o associate a veicoli non immatricolati. Ad aver accumulato oltre 600 violazioni della Ztl è stata la frequentatrice dei salotti romani, Sandra Martinez. La 49enne è stata bloccata grazie all'indagine del reparto Motociclisti del I gruppo Centro Storico della polizia locale di Roma Capitale, innescata dopo un controllo stradale.


              Chi è Sandra Nicole Martinez

              Nata in Germania, ma residente a Dubai Sandra Martinez è arrivata nella Capitale qualche anno fa e subito si è fatta notare negli ambienti della Roma bene, grazie al suo legame con la regina dei salotti romani Guya Sospisio, dalla quale aveva preso in affitto una dependance della sua villa di Trastevere, dove spesso venivano organizzate feste a cui partecipavano politici, imprenditori, cardinali e personaggi famosi. Come riportato da Repubblica, la 49enne, dai modi eleganti, si vantava di essere l'imperatrice del casato di Glodeni, registrato in Libano nel febbraio 2024.

              La targa associata a un autocarro tedesco

              Non appena fermata, mentre circolava con la sua Bentley Continental cabrio, sono subito emerse una serie di anomalie sui documenti controllati dalla stradale, che ha dunque deciso di approfondire le ricerche sulla 49enne. Dopo un mese di indagini, grazie anche all’analisi incrociata di banche dati internazionali, il quadro è stato chiaro: la signora aveva a carico oltre 600 violazioni al codice della strada, molte delle quali per accesso alla Ztl non autorizzato, e le sue auto lussuose - oltre alla Bentley, una Ferrari California - giravano con targhe contraffatte: radiate o associate ad altri veicoli. Quella della cabrio (veicolo peraltro privo di revisione) corrispondeva ad un autocarro tedesco, con Carta di Circolazione originale non riconsegnata alle autorità tedesche. Per quanto riguarda invece la Ferrari, il mezzo non risultava immatricolato ed era provvisto di targa austriaca scaduta e non coperto da assicurazione.


              Multe, sequestri e denunce

              L'indagine ha portato dunque al sequestro ai fini della confisca delle due automobili, a una serie di sanzioni per un ammontare complessivo di circa 2.600 euro e alla denuncia all’Autorità Giudiziaria per le ipotesi di reato di uso di atti falsi e di truffa aggravata. Ma non finisce qui: la polizia fa sapere che sono tuttora in atto ulteriori verifiche amministrative sui verbali elusi. E potrebbero portare a provvedimenti aggiuntivi nei confronti della donna.

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              • Mi domando di chi sono queste auto e chi è l'uomo (perché ci sarà) che si è prestato a tutto cio

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                • Sarà un weekend molto caldo,non solo per le temperature ed il Ferragosto ma anche oltre 100 Ferrari saranno battute in asta
                  " Le Ferrari sono come le belle donne,nella mente di molti ma nella disponibilità di pochi " L.C.

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                  • https://www.corriere.it/motori/news/...incipale.shtml
                    "Se gommo tiene,io vince gara!Se gommo non tiene,io come bomba dentro montagna..."
                    (my friend Markku Alen)

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                    • Letto altro articolo sul sito ferrari.com il bello è che la guida una donna

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                      • Montezemolo: “Ferrari, i podi non bastano più” L'ex presidente del Cavallino Rampante si è augurato un pronto ritorno del team "sul tetto del mondo

                        Una lunga strada verso il ritorno alla vittoria
                        Dati alla mano, quella che sta vivendo la Ferrari in Formula 1 è la sua seconda astinenza più lunga da titoli mondiali. Nel campionato piloti l’ultimo successo risale a 17 anni fa con Kimi Raikkonen, con il record delle 21 stagioni senza corona iridata tra la vittoria di Scheckter del 1979 e quella di Michael Schumacher del 2000 messo pericolosamente nel mirino

                        Tra i costruttori invece il primato è stato eguagliato, dato che passarono 16 anni tra il mondiale del 1983 e quello del 1999, lo stesso tempo intercorso tra la vittoria del 2008 e il 2024, l’annata in corso. Insomma, con avversari del calibro di Red Bull e Mercedes, ma anche McLaren e Aston Martin, non sarà così semplice per la Ferrari riportare a casa i titoli iridati nel prossimo futuro.

                        Montezemolo sprona la Rossa
                        E se c’è qualcuno che sa bene quanto tempo ci voglia per costruire un gruppo vincente in Ferrari, questo è certamente Luca Cordero di Montezemolo. C’era lui come responsabile della squadra corse quando, nel 1975 con Niki Lauda al volante, si spezzò la prima lunga serie di insuccessi (11 anni). E c’era lui come presidente nel tanto agognato successo mondiale del 2000, ma ci impiegò 9 stagioni per costruire e valorizzare il gruppo guidato da Jean Todt, il cui simbolo era Michael Schumacher al volante e tecnici del calibro di Ross Brawn e Rory Byrne al tavolo di progettazione
                        Commentando per il Corriere dello Sport la conclusione delle Olimpiadi di Parigi 2024, Luca Cordero di Montezemolo ha dedicato una battuta anche sul Cavallino Rampante: “Cosa può imparare dallo sport italiano? A vincere, i podi non bastano più. La Ferrari deve tornare sul tetto del mondo“, ha affermato il manager bolognese, che ha poi ricordato il suo approccio energico: “Una volta feci a cazzotti con un direttore di gara in F1!”.


                        Aridatece Luca

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                        • Fino a quando durerà la mediocrità di questa Ferrari? Ecco perché ha detto no a Newey Il tean principal Vasseur temeva che l’ingresso di Newey a Maranello avrebbe dimezzato il suo potere. E si è messo di traverso

                          Alla fine è andata come doveva andare. La notizia ormai di dominio pubblico, nonostante i depistaggi e le storie inventate a uso e consumo di casa Maranello, è che la Ferrari ha deciso di rinunciare ad Adrien Newey, detto il Genio, il tecnico più vincente della Formula 1, e ha deciso di farlo quando l’aveva già praticamente preso. Il modo in cui si è arrivati a tutto questo finisce per rappresentare la fotografia, l’immagine perfetta della mediocrità di una dirigenza, mai di così basso livello in tutta la storia gloriosa del Cavallino, che pensa solo a difendere a denti stretti il proprio potere. Non importa vincere. Quello che conta è che loro continuino a comandare. Adesso qualche loro amico ci racconterà che non si può avere tutto nella vita, che è normale rinunciare a qualcuno se i costi sono troppo elevati, o addirittura che il nostro caro Freddie, "Mister Passo Avanti", sta per portare a Maranello gli ingegneri più bravi della F1. Tutte palle.


                          Tanto per cominciare, il più bravo è stato rifiutato e Enrico Cardile ha deciso di andarsene, acuendo la evidente crisi tecnica della Rossa. Newey era stato agganciato da Piero Ferrari, un anno fa, in uno di quei raduni delle Rosse che hanno fatto la gloria di Maranello. I due si conoscono da tempo, ma in quella occasione il Presidente era riuscito ad avviare un discorso con Adrian, uno che da solo in tutte le squadre dove è stato ha vinto tanti Gran Premi quasi quanto la Ferrari (215 contro 243), trovando finalmente una porta aperta. Nuovo incontro a Monza, e la trattativa comincia a chiudersi. Newey ormai ha dato la preferenza alla Ferrari, escludendo gli altri corteggiatori, McLaren, Mercedes e soprattutto Aston Martin, che è disposta a tutto pur di averlo e gli ha proposto il contratto più remunerativo. Il 5 maggio di quest’anno a Miami, i due trovano l’accordo. La parte economica non è un problema, al Genio va bene quello che gli offre la Ferrari. Il presidente durante la trattativa aveva invitato Newey a fargli avere una relazione con le sue richieste. E qui sta il problema. Mister Adrian avrebbe voluto ottenere l’assenso vincolante, e quindi anche il diritto di veto, sull’assunzione di nuovi ingegneri e l’attribuzione dei ruoli, passo necessario per mettere fine alla mediocrità che sta affondando Maranello da quando sono usciti di scena Schumacher e Jean Todt.

                          A questo punto, Vasseur teme - anche giustamente, dal suo punto di vista - che l’ingresso di Newey a Maranello dimezzi il suo potere. E si mette di traverso. Vasseur non è solo il tean principal della Ferrari. E’ l’uomo che gode del totale appoggio di Stellantis e di Tavares. In pratica: se lui dice di no, è no. E Vasseur ha detto di no. Prima ha sparso dichiarazioni vaghe sull’importanza del gruppo, avvallate da John Elkann, e poi fatte uscire le palle sulle venti assunzioni che avrebbero minacciato i conti di Maranello. Nessun problema per Newey: approda all’Aston Martin, in Inghilterra, nella sua comfort zone, con un contratto pure più ricco di quello che gli aveva offerto la Ferrari.
                          ci rimette la Rossa? Tantissimo. Si tiene Vasseur, uno che fino adesso ha fatto peggio, ma molto peggio, di Binotto, liquidato da Benedetto Vigna perchè la Ferrari non può accontentarsi del secondo posto. Meglio quarti come adesso? Il nostro caro Freddie, è anche uno che qualche sconsiderato ha avuto l’ardire e l’assurdità di paragonare a Todt. In realtà, Jean Todt, che noi abbiamo conosciuto ai tempi della Ferrari, è un uomo molto duro, nato con il timbro del vincente. Basta guardare il curriculum del nostro caro Freddie per capire la sostanziale differenza che li divide irrimediabilmente. E forse Vasseur farebbe bene - lui, e qualcun’altro come lui - a rileggersi un po' la storia della Ferrari anche di quegli anni, quando Gianni Agnelli e Luca di Montezemolo consegnarono le chiavi del team a Todt e Schumacher. Per risollevarsi c’era una sola strada da percorrere. Scegliere i migliori. E arrivarono Ross Brawn, Rory Birne e Nigel Stepney. I migliori in assoluto, appunto. Così cominciò l’epoca vincente della Rossa. Se fosse vera questa ricostruzione, invece, oggi il nostro caro Freddie avrebbe bocciato il più bravo di tutti per proteggere solo il proprio potere. Condannando la Ferrari alla mediocrità della sua dirigenza per tutti i prossimi anni a venire.

                          di Pierangelo Sapegno 12-08-2024


                          Finalmente un ARTICOLO degno di questo nome che mette nero su bianco la verità
                          E se lo dico io....

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                          • Malagò, il suo concessionario Ferrari fa 4,8 milioni di utili. Così si consola dopo la polemica con Abodi Accelera il business automobilistico del presidente del Coni. Boom di utili per la Samocar Srl
                            di Andrea Giacobino


                            Malagò, boom di utili del suo concessionario Ferrari Samocar. La grande consolazione del presidente Coni dopo le polemiche con Abodi


                            Nonostante le polemiche post-olimpiche, “romba” il business di Giovanni Malagò. Il sessantaquattrenne ma sempreverde presidente del Coni e del Circolo Aniene è titolare di Samocar, concessionaria ufficiale di Ferrari e Maserati che oltre alle sedi di Roma (in via Pinciana) Prato, Napoli e Monterotondo, ha la sua punta di diamante nella storica sede nella Capitale di via Smerillo con oltre 8mila metri quadrati coperti e scoperti e un’officina di 2mila mq per riparare le auto “vip”.
                            Il 2023 ha visto i ricavi netti balzare a 115,7 milioni di euro dai 93,1 milioni dell’anno prima e l’utile netto progredire da 3,6 milioni a oltre 4,8 milioni che mandato tutto a riserva ha fatto salire il patrimonio netto a quasi 24 milioni.

                            Lo scorso anno Samocar ha fatturato la vendita di 119 Ferrari, in linea col 2022, per un controvalore di 37,5 milioni e al 31 dicembre scorso gli ordini in portafoglio erano 347, che coprono l’obiettivo assegnato dalla azienda per l’anno in corso. Il fatturato delle Maserati con 638 auto (di cui 311 vendute a privati e 327 a società di noleggio a lungo termine) è stato di 47,2 milioni, con un +42,7% delle vetture consegnate e un +44% del fatturato.
                            Altri 17,3 milioni di fatturato (+53,2% sul 2022) sono arrivati a Samocar dalla vendita dell’usato (fra cui 37 Ferrari e 49 Maserati) e il post vendita (comprensivo di ricambi e di prestazioni di officina) ha generato fatturato per oltre 10 milioni. Azionisti di Samocar sono Livia Campillli (vedova di Vincenzo Malagò) col 40%, il figlio Giovanni (32%) e la figlia Francesca (28%).

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                            • Finisce con la sua Ferrari dentro a un gelido torrente: danno da 400 mila euro. Le foto Il proprietario, incolume, ha dovuto aspettare 40 minuti nell’acqua gelata prima che i vigili del fuoco riuscissero a riportarlo a riva
                              di Andrea Paoletti
                              Siamo in Svizzera, più precisamente a Garstatt, una piccola frazione tra i paesini di Boltigen e Zweisimmen, nell’Oberland Bernese e il proprietario della Ferrari 488 Pista nell’inusuale colorazione grigio Silverstone stava percorrendo la vallata alpina della Simmental (il nome non è uno scherzo) dove scorre, appunto il fiume Simme, che è l’altro protagonista di questa storia.
                              Secondo alcuni testimoni, l’incidente è accaduto mentre la Ferrari stava affrontando la curve tortuose in grado di esaltare le doti di maneggevolezza di quella che tuttora detiene il record del V8 più potente mai montato su un’auto del Cavallino Rampante: ben 720 cavalli. Un’auto capace di scattare da 0 a 100 km/h in 2,8 secondi grazie ai due turbo compressori che, con il loro sibili, insieme agli scarichi tonanti ha sicuramente sconvolto la quiete bucolica di questa zona a pochi chilometri da Berna.
                              Pare che l’incidente non sia stato causato da troppa foga alla guida ma allo scontro con un’auto che viaggiava nella stessa direzione, cosa che ha fatto perdere il controllo della 488 Pista al conducente, che è uscito fuori strada, volando dalla scarpata e finendo nel mezzo del fiume, fortunatamente poco profondo in quel punto. L’impatto non deve inoltre essere stato troppo violento, in quanto il proprietario della Ferrari non ha riportato ferite ed è riuscito a liberarsi da solo, salvo però constatare di non essere in grado di raggiungere la riva.
                              A quel punto non ha potuto fare altro che aspettare infreddolito per circa 40 minuti accanto alla sua supercar semi-sommersa, fino all'arrivo della polizia e dei vigili del fuoco che, con l’aiuto di un’autoscala sono riusciti a trarlo d’impaccio. Pare che l’operazione non sia stata semplice, con addirittura 16 uomini (con il coinvolgimento della polizia fluviale) e tre mezzi d’appoggio, tra i quali anche la gru che, alla fine, è riuscita a recuperare il rottame.
                              Secondo i media locali, la strada – sulla quale vige il limite degli 80 km/h – è stata spesso teatro di incidenti, ma è la prima volta che qualcuno finisce in mezzo al fiume, un record che sicuramente il proprietario non è molto felice di detenere, considerato che i danni subiti dalla sua Ferrari saranno probabilmente ingenti. Il prezzo di listino, quando era in produzione, ammontava a 296.000 euro, ma adesso il valore è aumentato, con un esemplare usato che non vale meno di 400.000 euro.
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                              • Addio Sergio Vezzali, l’ultimo meccanico di Enzo Ferrari Si è spento a 91 anni uno degli uomi ni di fiducia del Drake

                                Modena, 29 agosto 2024 – Un altro pezzo di Storia, con la maiuscola, se ne va. Sergio Vezzali, classe 1933, è stato uno degli uomini di fiducia di Enzo Ferrari. Originario di Vignola, si è spento continuando a conservare il ricordo di una epopea che oggi, 2024, vale, per farci capire, più di ottanta miliardi di euro in Borsa.

                                Sergio, nella sua meravigliosa semplicità, nulla sapeva di corsi azionari, profitti e bla bla bla. Banalmente, con le mani sporche d’olio come in una fantastica canzone di Mogol e Battisti (’Sì viaggiare’, 1977), era innamorato di motori, di macchine, di corse, di sorpassi, di avventure.
                                Vezzali fu accolto alla corte del Drake negli anni Cinquanta del secolo scorso. Quando ancora tanti pensavano, nel modenese, che Enzo Ferrari fosse un pazzo destinato a schiantarsi contro il muro della realtà. No, invece. Il Drake aveva ragione ad inseguire il suo sogno e Sergio Vezzali, con le sue mani sempre sporche d’olio, fu tra quei pochi che contribuirono ad alimentare il fuoco della leggenda. Come Franco Gozzi, come Scaglietti il lattoniere, come Benzi il ragioniere, come il mio zio adottivo Elio Giusti
                                A quella testimonianza di passione e di cultura, Sergio Vezzali sempre è rimasto fedele. Ha girato i box dei circuiti del mondo senza smarrire mai l’amore per le radici. Collezionava, curiosamente, portachiavi: forse voleva essere sicuro di garantirsi l’accesso al luogo santo e magico in cui avrebbe ritrovato Ferrari e tutti gli altri. Di più. Una volta sono andato a casa di Sergio, in pieno centro a Maranello. Non bastando le foto e gli aneddoti e i sorrisi, mi colpì al cuore con un ricordo speciale. Mi disse: "Era il 1967, io ero il meccanico di fiducia di Lorenzo Bandini. Stava per scattare il Gran Premio di Montecarlo. All’improvviso, sulla griglia di partenza Bandini si tolse dal polso l’orologio
                                "Tienilo tu, nel caso non tornassi, sospirò…" Bandini mori’ sulla strada, in quel Gp a Monaco. Il mio amico Vezzali credo lo abbia aspettato tutta la vita, con l’orologio. Adesso, finalmente, stanno insieme, Lassù.

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                                E se lo dico io....

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                                Sto operando...
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